09 Gennaio 2019

Cronache dalla trattativa Federfarma – episodio 6

Si è tenuto ieri 8 gennaio a Roma un incontro tra Federfarma e le sigle sindacali confederali, come annunciato dall’associazione datoriale il 20 dicembre al suo Consiglio di Presidenza.  Dopo l’estate è stato il secondo a delegazioni ristrette, su richiesta di Federfarma. La trattativa apparentemente langue da qualche mese, dopo un avvio più di un anno fa nel quale dal sindacato dei titolari erano stati posti alla discussione argomenti particolarmente ostici come la flessibilità degli orari, su cui anche su questo blog avevamo sondato le condizioni e gli umori dei collaboratori di farmacia (Parliamo di flessibilità, raccontaci la tua), assolutamente contrari ad allargamenti del grado di libertà delle aziende su questo aspetto.

Nel tempo trascorso dopo la fine della prima serie di incontri plenari le controparti hanno approfondito ognuno con i propri rappresentati i temi, la loro priorità e i margini di contrattabilità. Tra i nostri colleghi appare largamente prevalente la valutazione d’urgenza riguardo all’aggiornamento per tutti delle tabelle retributive ferme dalla fine del 2012, e la richiesta di consolidare diritti carenti , ad esempio inserendo un’assistenza sanitaria integrativa che sia anche adeguata alla composizione del settore (una platea a larga prevalenza femminile che ha un trattamento di maternità al minimo di legge).

Nel corso dell’incontro di ieri sono stati ulteriormente approfondite le disponibilità reciproche sui temi più controversi con l’intento di trovare sintesi percorribili, stante la consapevolezza di tutti del troppo tempo trascorso dalla scadenza del contratto attuale (sei anni), e della necessità di aggiornarne i contenuti alle modifiche normative e di contesto per consentire alle aziende di affrontare i cambiamenti, ma venendo incontro anche alle legittime aspettative dei lavoratori riguardo a un miglioramento delle loro condizioni contrattuali generali.

La posizione della Filcams CGIL su questo rinnovo, condivisa anche da Fiafant come associazione professionale e sostenuta negli anni nelle iniziative pubbliche organizzate insieme, ad esempio a Farmacistapiù, è sempre stata quella della necessità di maggior valorizzazione professionale di chi lavora in farmacia (e garantisce tanta parte dei servizi sanitari territoriali a cittadini sempre più bisognosi di prossimità), con l’utilizzo di tutti gli strumenti contrattuali a disposizione per garantire ai lavoratori una miglior tutela collettiva. Il contratto di lavoro delle farmacie private oltretutto, stanti le modifiche degli ultimi anni alle leggi sul settore, non è più solo il contratto di chi lavora nelle piccole aziende fino a quattro farmacie ma anche il contratto che applicano e applicheranno le catene private che stanno nascendo, e anche di questo bisogna tenere conto nelle valutazioni di merito.

Ieri infine è stata concordata la data per un incontro plenario tra le delegazioni trattanti di Federfarma e dei sindacati di noi lavoratori, che avrà quindi luogo il 18 di febbraio prossimo, per verificare insieme la fattibilità complessiva di un possibile nuovo accordo collettivo che possa far superare positivamente questo lungo stallo, come auspicato da tutti (compresa la FOFI, che rappresenta la professione e quindi tutti i farmacisti e che pertanto non partecipa alla trattativa contrattuale tra controparti, ma si è fatta pubblicamente portavoce del disagio espresso da molti collaboratori anche tramite le associazioni professionali).

In vista dell’incontro del 18 è stato convocato ieri anche un Coordinamento Nazionale Unitario delle nostre strutture sindacali di rappresentanza (Filcams CGIL, Fisascat CISL, UILtucs), che si terrà sempre a Roma una settimana prima ( l’11 febbraio) per sondare il mandato dei lavoratori e le loro perplessità riguardo ai possibili punti di sintesi, necessari per procedere verso il rinnovo di un contratto nazionale ormai talmente scaduto che avrebbe dovuto essere rinnovato due volte. E che a maggior ragione per questo ha bisogno di un rinnovo di valore.

 

 

Tag: , , ,

33 commenti

  • Michele says:

    Nel frattempo federfarma ribadisce che la conditio sine qua non per avviare concretamente le trattative sia l’accettazione di ancora maggiore flessibilità e la concessione di meno permessi ai dipendenti.
    Al netto della nota strategia “la sparo grossa, così qualunque minima concessione sarà percepita, e accettata, dalla controparte come una sua conquista”,
    il semplice fatto di aver posto una simile condizione dovrebbe fare indignare non solo tutti noi dipendenti e le nostre famiglie, ma anche i NOSTRI clienti.
    Se federfarma persevera a fare orecchie da mercante (scusate la voluta gaffe), di fronte alle nostre suppliche, forse porrà più attenzione al pensiero dell’opinione pubblica.

    Se non possiamo scioperare, possiamo almeno informare tutti i nostri conoscenti del trattamento che ci è riservato.
    È arrivato il momento di presentare a tutti i cittadini l’altra faccia della farmacia italiana. Ciascuno agisca nel proprio raggio d’azione. Amici, parenti e conoscenti devono essere informati.

    • redazioneblog says:

      La nota strategia di cui parli è una lettura un po’ semplicistica del tavolo contrattuale, funzionerebbe forse coi bambini delle elementari, per nostra fortuna ai tavoli di contrattazione nazionali ci vanno delegazioni esperte e strutturate (ma per quanto tu possa essere esperto, se i datori di lavoro non ci mettono un po’ di soldi, anzi li vorrebbero risparmiare, come fai a portare a casa qualche miglioramento?). Sul farlo sapere in giro siamo un po’ più ambiziosi: non vogliamo che lo sappiano solo figli cugini e cognati, vogliamo che lo sappiano tutti! Per quello sosteniamo l’iniziativa pubblica che i sindacati confederali stanno organizzando. Mettiamo un po’ di megafono al passaparola

      • Michele says:

        Fossi in voi non sottovaluterei la potenza contrattuale dei bambini della scuola primaria! Avete mai visto con quanta tenacia rivendichino ciò che reputano in loro diritto? Si vedono certe scene, anche al banco tra l’altro… Magari i farmacisti dipendenti avessero la stessa efficacia in sede di rinnovo,
        potrebbero evitare il concreto rischio che, per la prima volta, il nuovo accordo sia addirittura peggiorativo rispetto allo status quo, date le dichiarate posizioni di federfarma a questo giro.

        Ma mettiamo da parte le metafore, anzi proviamo a concretizzare anche quella del megafono. Potreste preparare questo progetto: si scrive una bozza di testo, chiaro e duro, rivolto al pubblico. Si fa e si comunica, in questo e in altri spazi, un preventivo di spesa per la pubblicazione su uno o più quotidiani nazionali e/o locali, in versione cartacea, del testo approvato, di adeguate dimensioni e visibilità.

        Si pubblica l’iban necessario per la raccolta del fondo e chiunque sia interessato alla causa verserà ciò che ritiene opportuno, liberamente. Al raggiungimento della cifra si autorizza la stampa.

        Se poi entro il tempo stabilito la cifra raccolta non dovesse essere sufficiente la si destinerá al Banco Farmaceutico o ad analoga iniziativa benefica senza scopo di lucro. (Salvo che l’iniziativa che ci informate essere già in corso di preparazione non si equivalga).

        • redazioneblog says:

          La fermezza di fronte a quanto proposto da Federfarma su flessibilità e permessi non è un capriccio, è tutela delle nostre condizioni di lavoro, su mandato di un coordinamento unitario di delegati e funzionari delle tre organizzazioni sindacali. Ti ringraziamo per i tuoi suggerimenti riguardo agli strumenti da usare in questo momento, ma il sindacato confederale è rappresentanza strutturata, non è una petizione online, ci sono ruoli e luoghi per valutare cosa si fa e come si fa (tipo il coordinamento svoltosi l’11 febbraio). Le campagne poi si finanziano con i soldi del tesseramento e il mandato per farle si prende dai lavoratori reali. Partecipa all’iniziativa nazionale pubblica che è stato deciso di organizzare, o prendi contatto con noi del blog o con la struttura Filcams CGIL della tua città per cominciare a partecipare all’attività sindacale e quindi al decidere e al fare. Il sindacato è partecipazione collettiva, sempre aperti a chi arriva a lottare con noi, più siamo meglio faremo, tutti insieme.

  • Paola says:

    Buongiorno.
    Credo che Michele abbia ragione.
    I farmacisti sono una delle poche categorie che non sciopera mai.
    I titolari hanno un ovvio interesse a trascinare la trattativa per anni, ogni giorno trascorso è un risparmio per loro, e una perdita per i dipendenti, che – lo sappiamo tutti – non verrà recuperata con l’una tantum.
    E’ evidente che l’attuale retribuzione non è più – se mai lo è stata – conforme al dettato costituzionale dell’art. 36 “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. Quantità e qualità: qui si tratta del lavoro di professionisti laureati iscritti all’Albo.
    Viene il dubbio che, se un farmacista, anche uno solo, tra noi facesse ricorso al Giudice del Lavoro obiettando che la retribuzione prevista dal CCNL tuttora applicato non è conforme al dettato costituzionale e ne chiedesse la rideterminazione, si aprirebbe un fronte nuovo e forse più proficuo.
    Capisco che la via giudiziaria non piaccia ai sindacati ma, onde evitarla, non si possono far trascinare le trattative per una durata inaccettabile.

    • redazioneblog says:

      Crediamo di no, Paola, ma ciò non toglie che tu che ne sei convinta ci potresti provare. Non è un pregiudizio dei sindacati a cui non piacciono le cause, tra l’altro mica è vero, quando c’è da farne si fanno, si chiamano vertenze legali e in ogni palazzina CGIL c’è un ufficio dedicato che ci lavora in collaborazione con avvocati convenzionati.
      Ma se fosse una via praticabile il ricorso che suggerisci di fare, probabilmente gli avvocati l’avrebbero percorsa per loro stessi . Prova a leggere quest’articolo uscito oggi sul Fatto Quotidiano, riguardo alle retribuzioni professionali medie della maggior parte degli avvocati (e dei giudici onorari) nell’Italia contemporanea
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/31/magistrati-e-avvocati-il-paradosso-degli-stipendi-troppo-bassi-quando-il-diritto-rinnega-i-diritti/4929350/
      …non sarebbero incostituzionali anche queste di condizioni? sono professionisti anche loro, con tirocinio biennale, esame di stato, cassa professionale da pagare, e sono in difficoltà. Tanto è vero che diverse delle loro associazioni professionali hanno presentato proposte di legge (una anche elaborata con la Filcams e la Consulta delle Professioni in CGIL) per poter diventare dipendenti dei loro dominus (è il nome tecnico oltre che un’efficacissima descrizione della realtà dei rapporti di forza), così da avere almeno i contributi e una retribuzione minima certa.

      • Paola says:

        Buonasera.
        Grazie del riscontro.
        Però, additare le pene e le indecorose situazioni altrui non mi pare onestamente una risposta: il mal comune non fa il mezzo gaudio di nessuno.
        Quel che resta è il nostro stipendio netto di poco più di 7 euro all’ora.

        • redazioneblog says:

          Paola, rendersi conto che ci sono tante situazioni di disagio nell’attuale mondo delle professioni in Italia e non solo lo stipendio orario dei farmacisti collaboratori, e che con la CGIL ci si può lavorare e ci si lavora collettivamente, secondo noi non fa male a nessuno.
          Riunirsi, organizzarsi e collaborare per provare a migliorare la propria condizione collettiva anche rappresentandola nel contesto di un grande sindacato confederale è un metodo. si può applicare a qualunque condizione di lavoro. Le lotte collettive ben ragionate e ben organizzate possono aumentare il gaudio di molti. Storicamente, con quelle e non con altro si aumentano gli stipendi netti e si migliorano le condizioni di lavoro. Il mal comune che diventa fattore di coesione per costruire una lotta comune, o comunque per condividere idee, strumenti e buone pratiche nel tentativo di aumentare il gaudio collettivo di quelli che per vivere hanno bisogno di lavorare. Chi di noi partecipa ai lavori di Agenquadri CGIL (ora Apiqa) per esempio si confronta con gli avvocati quanto a disparità di condizioni lavorative tra professionisti iscritti allo stesso Ordine professionale, e con i quadri delle banche su come difendersi dalle pressioni commerciali, dall’analisi a distanza delle performance di vendita, dalle direttive contra legem o antideontologiche. Chi ne ha avuto occasione l’ha vissuta come una preziosa occasione di crescita culturale e di competenze, per rappresentare e tutelare meglio il lavoro nostro e di tutti i colleghi. Perchè la contrattazione collettiva tramite il sindacato è l’unica via praticabile, non ci sono scorciatoie

  • Marco says:

    Sarebbe perlomeno interessante capire quanto sono grandi le distanze tra le parti. Mi sembra di capire, poi spero di sbagliarmi, che le distanze siano grandi e su più punti. È fondamentale e non può più attendere un aumento salariale. È ottenere anche una congrua indennità per recuperare per adesso 72 mesi di vacanza contrattuale. Poi come dice Michele ognuno ha le sue situazioni. Non è certamente facile lavorare in situazioni dove spesso anche solo mettersi in malattia 1 giorno diventa un impresa. Ma tutto ciò è causato dal fatto che il titolare trova senza problemi altri farmacisti in attesa di occupazione disposti sempre piu ad accettare condizioni di puro schiavismo. Purtroppo spesso questa è la realtà.

  • Carlo says:

    Proseguendo il discorso di prima sull’indennità quadri a maggior ragione se si matura nelle farmacie private sarebbe da conservare nel passaggio nelle comunali indipendentemente dal tempo determinato o indeterminato.

  • Michele says:

    Il motivo per il quale il ccnl dipendenti di farmacie private è scaduto da oltre sei anni (e non verrà rinnovato prima di un altro anno) è uno solo.
    Un solo motivo, questo: il non voler fare 5 semplici giorni di sciopero vero, totale.
    Al secondo, per non dire alla sera del primo, giorno di caos, i titolari accorrerebbero in fretta e furia, forse anche in ginocchio, a supplicarci di ritornare al banco.
    A qualunque nostra condizione. Scommettiamo?
    Saluti.

    • redazioneblog says:

      Ci piace chi ha delle certezze, Michele. Il 6 maggio del 2016 eri in piazza col camice per chiedere l’apertura del tavolo insieme a noi, vero? Peccato che eravamo in pochi, fossimo stati di più magari avremmo visto arrivare Federfarma per aprire la trattativa di rinnovo un anno e mezzo prima. Peccato davvero, ma grazie di averci provato con noi.

      • redazioneblog says:

        p.s. comunque non si potrebbero neanche proclamare cinque giorni di sciopero consecutivo tutti insieme in un servizio pubblico essenziale

      • Michele says:

        La vostra piccata risposta è un po’ fuori luogo.
        Ma per colpa mia, non vostra e spiego perché.
        Con quel mio commento un po’ secco non intendo “prendermela contro i sindacati”. Sarei troppo banale.

        Al contrario: me la sto prendendo con me stesso, e con tutti quelli come me che non erano in piazza nel 2016 (eravamo tanti a non esserci, troppi, come mi confermate voi qui).

        Ma… perché non c’eravamo?
        Ciascuno di noi avrà avuto i suoi motivi, più o meno giustificabili.
        Molti non sapevano, altri non volevano, alcuni non potevano, ma forse la maggior parte “non dovevano” esserci.
        Già, perché quando lavori in un’azienda di 40-100-15.000 dipendenti, scendere in piazza contro chi ti vessa e non ti rispetta, è un conto.

        Quando invece lavori mattina e sera a fianco al tuo titolare e/o alla sua consorte e/o al suo pargolo, e siete due/tre dipendenti è un po’ più difficile scendere in piazza. Soprattutto se anche tu a casa (in affitto o col mutuo) hai pargoli e consorti che dipendono in toto da quei tuoi 7/8 euro netti/ora.
        E allora che fai?
        Sogni.
        Si, Puoi solo sognare, e il sogno più bello che puoi fare è di proclamare e iniziare un bello sciopero, di 5 giorni, anzi di 10, anzi no: a oltranza.
        No meglio: fino a precettazione.
        Anzi ribadisco: alla fine basterebbero appena 1/2 giorni.
        Sogni.
        E deleghi. Sperando che chi si prende la briga e l’onere di portare avanti i tuoi diritti, ti comprenda, se rimani un passo indietro. Ma soprattutto che non fraintenda la tua rabbia e il tuo senso di impotenza.
        Rabbia che non è rivolta, appunto, contro chi ti rappresenta. E’rivolta contro chi ti umilia perché sa che non rischia niente. Non rischia Neanche di chiudere bottega per un giorno.
        Scusate lo sfogo. Spero almeno di essermi fatto fraintendere un po’ meno.

        • redazioneblog says:

          Grazie per il chiarimento del tuo pensiero, Michele. Sognare uno sciopero a oltranza per sfogare il senso di impotenza è un istinto comprensibile, ma quello che la nostra risposta cercava di far capire è che poi alla fine conta chi trova il modo e il coraggio di partecipare alle mobilitazioni vere. Non è facile ? Non è facile per nessuno. Ma qualche volta per portare le controparti a considerare le legittime istanza dei lavoratori è indispensabile. Lo hanno fatto anche i riders delle app (Foodora, Glovo etc), i meno garantiti in assoluto visto che non essendo riconosciuti come dipendenti e non avendo un capo con cui relazionarsi non hanno neanche bisogno di essere licenziati. I tavoli ministeriali non si ottengono col mailbombing, purtoppo, e limitarsi a sognare in queste situazioni è controproducente come l’omeopatia quando c’è una malattia grave. E quando si proclama uno sciopero si ottiene qualcosa solo se le adesioni visibili sono più dei like su FB, sennò quella proclamazione di sciopero si ritorce contro le istanze che voleva portare avanti, come un boomerang nei denti. Sognare scioperi ma intanto delegare (sul serio) però sarebbe già qualcosa di più: chi si prende la briga e l’onere di portare avanti i tuoi diritti, gente pericolosa tipo noi 😉 viene rafforzato dalle deleghe sindacali esplicite. Uno che ti umilia perchè sa che non rischia niente, quando vede comparire la trattenuta sindacale in busta paga (cioè la delega esplicita per la rappresentanza) quantomeno sa che non sei solo e che puoi chiedere consulenza e tutela. L’iscrizione con il pagamento diretto della tessera non ha questo potere deterrente sui datori di lavoro, nè sul singolo titolare nè su Federfarma. Purtroppo tra i colleghi c’è poca consapevolezza di questo e tanti si limitano a masticare amaro e sfogarsi online senza fare nulla sul piano del reale. E poi magari danno la colpa del mancato rinnovo ai sindacati che non li rappresentano abbastanza efficacemente, come se bastasse saper argomentare la professionalità del nostro lavoro per veder crescere le retribuzioni. Purtroppo non funziona così.

          • Michele says:

            In quest’ultima vostra risposta avete aperto nuovi temi molto interessanti, che richiederebbero però approfondimenti discorsivi un po’ pesanti per questo spazio virtuale, secondo me.

            Però almeno due di questi vostri temi li voglio argomentare, nella maniera più breve che posso, promettendo che sarò propositivo, non polemico e soprattutto che dopo non vi tedierò più!

            1) Non sono affatto persuaso che la presenza in busta paga della trattenuta di quota per delega sia un valido deterrente di certi comportamenti dei titolari.

            Da un lato può rivelarsi un boomerang per il lavoratore, che, assolutamente doveroso ribadire, in una microrealtá lavorativa come il bancone di una farmacia non vive quotidianità paragonabili ad altri settori, compresi servizi tipo Foodora.

            D’altro canto invece, quasi paradossalmente, non lo ritengo un deterrente perché spesso, il titolare, la busta paga del dipendente non la vede mai, la ignora!
            “Assurdo” mi si obietterá.
            E invece non solo è possibile, ma è molto frequente che i titolari deleghino ai contabili interni e ai consulenti del lavoro quasi completamente la gestione degli emolumenti dei propri dipendenti.
            Ovviamente queste figure possono informare il titolare della presenza di questa vocina in busta paga, ma in ogni caso sono quelle stesse figure a tranquillizzare il proprietario circa l’innocuità del problema, facendo leva sulla nostra ricattabilità.
            (Qui si aprirebbe un’altra immensa parentesi: la responsabilità dei consulenti del lavoro circa flessibilità,recuperi, scatti d’anzianita, gestione permessi, ma mi fermo…)

            2) Ma il tema più stimolante che avete posto è un altro.
            Al mio romantico: “Sogni e deleghi” avete intelligentemente puntualizzato: “va bene sognare, ma se deleghi, delega concr€tam€nt€”

            Giustissima puntualizzazione la vostra.

            Pertanto, dato che avete iniziato a scrivere il capitolo “consigli di concretezza”, mi permetto di vergare qualche paragrafo anche io.

            Per esempio mi sono sempre chiesto se non fosse possibile e utile adoperare parte dei proventi delle deleghe per aumentare sia la visibilità del sindacato stesso che la consapevolezza dei colleghi meno “attenti”.

            – Ad esempio si potrebbero organizzare incontri informativi aperti a tutti i colleghi, iscritti e non, su temi quali CCNL, diritti e doveri (c’è estrema inconsapevolezza, per non dire ignoranza, nella categoria)
            – Forse si potrebbe, privacy permettendo, recuperare gli indirizzi mail pubblici dei colleghi per invitarli e informarli.
            (avete scritto che il mailbombing non serve a niente, e si può condividere, ma i mezzi di informazione vanno comunque saputi valorizzare in qualche modo)
            – Si potrebbero sfruttare i social network per ampliare la platea di colleghi da stimolare.
            – Si potrebbero coinvolgere le aziende farmaceutiche per sensibilizzarle a trovare forme di incentivazione riservate ai dipendenti.
            – Si potrebbero avviare tavoli di discussione con i rappresentanti politici per ideare nuove forme di sostegno, considerato che svolgiamo un servizio pubblico essenziale che non può essere interrotto.
            – Si potrebbero pianificare iniziative di sensibilizzazione, se non addirittura di protesta, nei confronti del direttivo Enpaf ai fini di discuterne il Regolamento.
            – Si potrebbe ipotizzare di coinvolgere gli Ordini provinciali su temi di interesse comune quali codice deontologico ed educazione sanitaria (farmaci etici dispensati senza la necessaria ricetta, servizi fantasiosi ecc).
            – Si potrebbero studiare piani di facilitazione dell’attività degli ispettori del lavoro.

            Sono solo alcuni spunti che, se intrapresi, aumenterebbero la VISIBILITÀ dei sindacati, accrescerebbero l’orgoglio dei già iscritti e incrementerebbero l’appeal dei sindacati stessi nei confronti dei colleghi scettici. Infine galvanizzerebbero gli ex associati delusi.

            Purtroppo i sindacati dei farmacisti dipendenti tornano in auge solo ogni tot anni, in occasione della ripresa delle trattative del rinnovo, dopodiché perdono quasi completamente visibilità.

            Certo, si può ritornare a bomba: “Michele, basta chiacchiere sterili, vieni in prima fila!”.
            Se state pensando più o meno queste parole, vi dico in amicizia che lo ritengo l’approccio più deterrente che ci possa essere. Infatti, e lo dico in tono non polemico, far passare il messaggio:
            “Se ti quoti e/o se ti fai fisicamente vivo puoi parlare, altrimenti risparmiaci le tue sterili ed anonime elucubrazioni”,
            non è un modo di comunicare attraente.
            Al contrario: isola, indebolendoci ulteriormente tutti quanti.

            Voglio solo dire che questa prima fila non si ingrosserá abbastanza se semplicemente un Michele qualunque verserà qualche decina di euro e, magari, dotatosi di rinnovato coraggio, scenderà in piazza una volta ogni 4 anni.

            Ritengo invece che quella prima fila si potrebbe irrobustire molto di più e molto più in fretta se, giorno per giorno, sempre meno colleghi si porranno la deprimente domanda: “Sindacati dei farmacisti dipendenti? Chi sono? E cosa fanno?”

            Rispondergli e dimostrargli che, nel loro piccolo, le delegazioni si impegnano tutto l’anno, tutti gli anni, in iniziative tipo quelle esemplificate qua sopra, sarebbe un biglietto da visita irresistibile.

            Scusandomi ancora,
            saluto cordialmente.

            Buon lavoro a tutti!

          • redazioneblog says:

            Michele, siamo lavoratori delle farmacie (pubbliche e private) e delegati Filcams CGIL. Cioè quelli che si fanno più mazzo di tutti per la rappresentanza collettiva e la tutela individuale dei colleghi, giorno per giorno. Non siamo I SINDACATI. Questo è un mezzo di comunicazione online con anche una pagina FB, finanziato dalla Filcams CGIL con parte del tesseramento nostro e di tanti altri. Andiamo ai tavoli professionali e a quelli sindacali. Facciamo formazione per andarci più preparati. Non possiamo fare stalking ai colleghi chiamandoli dalle liste degli Ordini, ma qualche volta le università ci fanno fare una lezione sui diritti del lavoro e i nostri contratti nazionali. Andiamo da chi si rivolge a noi, perchè questo è il sindacato, un legame solidale tra lavoratori che si organizzano per migliorare le proprie condizioni e quelle collettive .
            In tante aziende firmiamo accordi integrativi e premi di produttività tutti gli anni. Spesso ci troviamo a lottare per far rimanere pubbliche le aziende ancora pubbliche, o per continuare a contrattare in quelle ormai privatizzate o pesantemente partecipate.
            Quando i colleghi ce lo chiedono ci confrontiamo con i consulenti del lavoro (insieme ai funzionari delle Filcams territoriali) e nella maggior parte dei casi riusciamo anche ad aver ragione, sulla fruizione di diritti come la maternità e la malattia o sulle rivendicazioni di voci retributive non adeguatamente pagate. Facciamo tutela individuale e rappresentanza, qualcuno di noi partecipa alle delegazioni trattanti del CCNL.
            Ma nonostante l’impegno, la passione, le competenze costruite e messe a disposizione, ci sentiamo spesso un po’ soli, non certo abbandonati dalla struttura sindacale che anzi ci sostiene e ci spinge a insistere, ma proprio depotenziati nell’azione da chi tra i colleghi comunque accetta tutto e non protesta mai. Perchè protestare pare brutto, anzi pare roba da supereroi. Ma il sindacato si fa collettivamente, e la forza che ha dipende da questo, senza la partecipazione diffusa si possono ottenere solo risultati parziali. #farmacistiorganizziamoci !
            Comunque tra le cose che ci consigli di fare quella di fare incontri informativi sul CCNL in collaborazione con gli Ordini non è male, ci proveremo.

        • Andrea says:

          Le lotte sindacali prendono forza dal potere di “rappresentanza “ . Più gente ti appoggia più hai forza contrattuale. Se pochi ti seguono ( anche se molti “sognano” di partecipare) la tua rappresentanza non ha la forza necessaria… e di questo la categoria se ne deve rendere conto ( indipendentemente dal valore dei rappresentanti)

  • stella says:

    Ma non vi siete accorti che le farmacie comunali le stanno vendendo tutte? Bologna, Genova, ora anche Roma…. teniamocelo caro il contratto che abbiamo!!!! Non vi ricordate nel 2013 quando ce lo volevano togliere??

    • stella says:

      Io lavoro in una farmacia comunale e voglio il contratto delle comunali… finchè non le privatizzeranno tutte!! Se i colleghi delle farmacie private hanno paura dei sindacati veri che firmano i nostri accordi, e si iscrivono ai sindacati fuffa che non sono neanche alla trattativa non è un problema che si deve scontare noi !!! Guardando la discussione sul contratto che si fa nei gruppi FB di farmacisti viene lo sconforto

      • redazioneblog says:

        Ciao Stella. Almeno qui cerchiamo di applicare la solidarietà tra lavoratori come valore fondante, sai , siamo affezionati a quell’idea antica delle società di mutuo soccorso da cui nacque la CGIL più di cent’anni fa. Lunga vita alle farmacie comunali che resistono comunque, e al loro contratto, su questo non si può non essere d’accordo.
        Riguardo invece alla sindacalizzazione dei colleghi delle farmacie private, ognuno è libero di aderire al sindacato in cui si rispecchia di più, Stella, anche se in questa scelta l’efficacia della rappresentanza dovrebbe essere un concetto chiave, e comprensibile anche ai colleghi meno avvezzi alla cultura sindacale. Nel 2013 se ti ricordi nelle comunali ci siamo riconquistati il contratto con le diffide e gli scioperi, ma perchè eravamo ben sindacalizzati da prima, e con stretti contatti con le strutture sindacali. Nella plenaria della trattativa Assofarm nei momenti più caldi si arrivava anche a una cinquantina di delegati aziendali che partecipavano agli incontri e ai coordinamenti. Questo fa la differenza, nei rinnovi.

        • stella says:

          Ok va bene la solidarietà, ma ai bambini che fanno i capricci bisognerebbe far capire che sbagliano e che rischiano di farsi male da soli: alcuni colleghi si stanno specializzando a scrivere lettere a chi non c’è, non si capisce sperando di ottenere cosa.
          Ho visto passare lettere alla FOFI, petizioni al ministro della Salute, del Lavoro, Vogliamo il contratto della sanità (quale?), per accelerare il rinnovo iscriviamoci tutti a un sindacato che non è al tavolo … e anche Aboliamo l’ ENPAF con un emendamento di una riga presentato da uno che era 5stelle e una settimana dopo di Forza Italia…. ma dove vogliamo andare??? Ma secondo voi ci possono prendere sul serio???

  • cristina says:

    buongiorno, sarebbe opportuno anche rivedere l’importo degli scatti d’anzianità per quanto riguarda il contratto farmacie private.

    • redazioneblog says:

      Buongiorno Cristina. Grazie del contributo alla discussione. Le cose da rivedere sarebbero parecchie, ma vanno inserite in una scala di priorità.

  • anita says:

    ciao,io lavoro in una farmacia gestita da una srl del Comune che,ovviamente, applica il contratto delle private.Riguardo ai turni di notte quando si può fare reperibilità e quando invece si è costretti a rimanere in farmacia?Se non sbaglio si parla di intervento alla chiamata notturna entro 20 min.La retribuzione di una notte trascorsa in farmacia può essere liquidata come reperibilità a 50 euro lordi?Oltretutto questo non dà diritto a nessun recupero per cui la quantità di ore trascorse in farmacia supera di gran lunga quanto previsto dal contratto.

    • redazioneblog says:

      Ciao Anita. Chi è a capitale pubblico e applica il contratto delle private lo fa per scelta, non è per niente ovvio, anzi.
      Le leggi che regolano le modalità di svolgimento del turno di guardia farmaceutica sono regionali, dipende da questo la variabilità di regole su battenti aperti/chiusi/reperibilità.
      Comunque se vuoi un’opinione su come ti retribuiscono le notti puoi provare a inviarci la busta paga.

    • anita says:

      ..il mio ovviamente era ironico!

      • redazioneblog says:

        Ah, ok. Ma come mai applicano Federfarma? e da quando? ci hai incuriositi, se ci mandi la busta paga ti si verifica sul serio, i contratti li conosciamo bene tutti e due. Comunque se stai in farmacia non sono ore di reperibilità ma di servizio effettivo, e non dovrebbero essere pagate a forfait

  • Carlo says:

    Se si arrivasse a un accordo in tempi brevi per sottoscrivere finalmente il contratto delle farmacie private,
    potrebbe riaprirsi anche la trattativa tra assofarm e farmacie municipalizzate che da un anno e mezzo è ferma per colpa della parte datoriale e arrivare anche in questo caso a un nuovo contratto da tre anni scaduto?
    Spero in ogni caso che i sindacati sollecitino Assofarm a riprendere la trattativa indipendentemente dal decorso degli incontri con federfarma. Io lavoro in una farmacia comunale e se posso suggerire un cosa da rivendicare è quella che permetterebbe ai farmacisti di mantenere scatti di anzianità e indennità speciale quadri nel corso della carriera lavorativa indipendentemente se uno cambia farmacia privata o comunale (e quindi contratto) che sia. Grazie

    • redazioneblog says:

      Ciao Carlo. Stando alle nostre fonti, anche con Assofarm qualcosa si sta muovendo e probabilmente ci sarà presto un incontro. Gli scatti d’anzianità comunque in tutti i contratti si perdono cambiando datore di lavoro, sono legati all’anzianità aziendale e si può solo provare a contrattarne individualmente il mantenimento con il nuovo datore di lavoro, come condizione di miglior favore individuale. L’indennità quadri invece è differente nei due contratti nazionali delle farmacie, e non sono commutabili l’una nell’altra nel passaggio tra i due, su questo hai ragione. Viene ai coordinamenti nazionali sindacali il vostro delegato aziendale? Se ne potrebbe parlare

      • Carlo says:

        Grazie per la risposta. Io lavoro in un contesto in cui il comune detiene una sola farmacia con pochi dipendenti e senza delegati sindacali. Quello che è incomprensibile è che, mentre nel contratto dei privati maturi l’indennità speciale di 100 euro dopo 2 anni di lavoro anche a tempo determinato e lo scatto di.anzianità, nel contratto assofarm se sei a tempo determinato non maturi niente. Occorre aspettare di essere fisso ma intanto per diversi anni non si hanno aumenti.Poi per carità il contratto assofarm ha anche dei pregi ma in sede di trattativa a mio parere si potrebbe intervenire su questo problema.

        • redazioneblog says:

          Carlo, nel contratto Assofarm c’è l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e ci sono i diritti sindacali anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti. Questo è un grande pregio. Potete farne uso quando volete

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *