
Farmacisti organizziamoci
La vita da professionisti in Italia in questi anni non è vita di soddisfazioni, né sul piano economico né su quello dei diritti, come evidenziano bene i risultati della ricerca della Fondazione DiVittorio presentati qui stamattina e tanti degli interventi in questi due giorni di congresso di Apiqa CGIL.
Io qui rappresento con altri due colleghi la voce di una professione sanitaria ordinistica, il farmacista, che viene esercitata prevalentemente in forma di lavoro dipendente, sebbene tra i circa 100 mila iscritti all’Ordine ci sia qualche migliaio di colleghi che esercita come libero professionista a partita IVA.
I professionisti, come i quadri, sono lavoratori a competenze elevate che lavorano prendendosi responsabilità. “La responsabilità professionale, sia penale che deontologica, è sempre personale” si dice, ma questo talvolta stride con le dinamiche di potere intrinseche al lavoro dipendente. Per esempio durante la tavola rotonda di ieri sulle AI mentre sentivo parlare di controllo della performance tramite gli algoritmi, e delle garanzie che è necessario costruire e contrattare, pensavo che quel controllo riguarda anche noi.
Nelle farmacie lavoriamo inquadrati in due contratti nazionali distinti,
uno molto piccolo e molto sindacalizzato, quello delle farmacie municipalizzate da cui vengo io e gli altri delegati delle farmacie che sono in questa platea congressuale, un contratto rinnovato pochi mesi fa con la forza di un ciclo di scioperi che hanno avuto adesioni superiori al 90%,
e quello delle farmacie private, il contesto ampiamente prevalente e anche quello sindacalmente fragile. Una modifica normativa del 2017 sta facendo nascere in questi anni catene di farmacie private appartenenti a fondi d’investimento o a multinazionali della distribuzione farmaceutica,
ma invece storicamente il settore deve la sua fragilità sindacale alla struttura dispersa in microaziende a titolarità professionale. Cioè un farmacista “titolare” della farmacia e datore di lavoro di un piccolo numero di farmacisti collaboratori. La dizione tradizionale è “collaboratore” ma in realtà dentro una farmacia privata ci sono tutti professionisti con la stessa laurea e iscritti allo stesso Ordine ma con ruoli decisamente diversi in base alla classe d’appartenenza: uno è il padrone e gli altri sono dipendenti, o potremmo anche dire “sottoposti” perché in realtà molto spesso di fatto è questa la dinamica ed è così che si sentono.
La rappresentanza ordinistica ripropone una dinamica molto simile.
Ora che vi ho descritto il contesto, vi renderete ben conto di quanto bisogno abbiano i farmacisti di sindacato, eppure allo stesso tempo se ne sentono distanti, tanto è vero che via via nascono invece iniziative di auto-organizzazione in forma di associazione professionale.
Poi c’è stata la pandemia. I farmacisti hanno lavorato tutti tanto, le farmacie a differenza degli studi medici sono rimaste sempre aperte, il farmacista è stato per mesi il professionista sanitario più accessibile per i cittadini grazie alla capillarità della rete, ed è stato investito di mansioni nuove, prima i test sierologici e i tamponi e poi le vaccinazioni. I farmacisti si sono messi a disposizione, la professione ha investito molto nell’occasione data dal momento di crisi di dimostrare il valore che hanno per la tenuta del sistema dell’assistenza sanitaria ai cittadini sul territorio sia le proprie competenze che la propria prossimità e capillarità. Abbiamo avuto come tutti il problema della sicurezza sul lavoro, nuovo per noi.
Ma il periodo della pandemia ha rappresentato una possibilità anche per la nostra attività sindacale nel settore.
La Filcams negli anni precedenti aveva messo in campo un progetto di settore sulle farmacie, nato territoriale in Toscana qualche anno fa e dal 2023 nazionale, un progetto che ha come fine il proselitismo e il consolidamento della rappresentanza, progetto nell’ambito del quale dal 2018 era stato costruito anche uno strumento di comunicazione “sartoriale”, come ci insegnano gli esperti di comunicazione sindacale, cioè ritagliato sul tipo di lavoratori e sul contesto a cui si rivolge, farmacie.blog , di cui sono io la responsabile di redazione.
In 5 anni di attività il blog ad oggi ha circa 750mila pagina viste e viene ripreso dalle newsletter di settore come voce sindacale della Filcams.
Durante la pandemia abbiamo organizzato assemblee online coi lavoratori delle farmacie, sui temi della sicurezza sul lavoro e delle trattative di rinnovo dei due contratti nazionali che erano in corso, la campagna “Farmacie + cura per chi ci lavora”, pubblicizzandole da lì e riuscendo a far connettere fino a 700 lavoratori per volta, creando occasioni di informazione e confronto sulle situazioni, facendo sentire ai lavoratori la presenza della Filcams, e usando gli articoli sul blog e le assemblee stesse come leve sulla reputazione delle associazioni datoriali in un momento in cui avevano particolare visibilità e in cui nel rapporto col decisore politico riuscivano ad ottenere il primo parziale rifinanziamento del sistema dopo vent’anni di tagli.
Abbiamo rivendicato quanto il decantato servizio essenziale sanitario di prossimità fosse fondato sul lavoro dei farmacisti dipendenti e ne abbiamo chiesto a voce alta il riconoscimento. Avevamo due contratti nazionali scaduti da 7 anni e le trattative di rinnovo in stallo, siamo riusciti a fare pressione, a portare i camici in piazza, e siamo riusciti nel 2021 a chiudere il rinnovo del contratto nazionale delle farmacie private con Federfarma e nel 2022 quello delle municipalizzate con Assofarm.
Ma la strada non finisce qui, la professione è in evoluzione con la “farmacia dei servizi”, finanziata anche nel PNRR, e la contrattazione collettiva che riusciremo a fare nei prossimi anni sarà determinante per le condizioni in cui ci troveremo a lavorarci.
Il progetto della Filcams quindi va avanti, anche in collaborazione con Apiqa, con lo scopo di consolidare la rappresentanza per riuscire a fare una contrattazione efficace;
va avanti anche tramite la formazione di delegati e funzionari, che devono lavorare insieme negli sportelli territoriali, perchè per rivolgersi al mondo delle professioni è importante che i lavoratori riescano a riconoscersi nell’interlocutore sindacale con cui entrano in contatto, hanno bisogno di sentirci parlare il loro linguaggio per accreditarci la capacità, ma non solo, anche la volontà di rappresentarli.
Il lavoro va avanti anche allargando i temi del blog agli agenti e rappresentanti, altre professionalità diffuse nel nostro settore, su cui la Filcams sta mettendo in campo un altro progetto,
va avanti con l’attività dell’associazione professionale Fiafant che serve a tenere rapporti con l’Ordine , con la nostra famigerata cassa professionale ENPAF, e anche con le altre associazioni per avvicinarle a noi anche tramite Apiqa, va avanti nella costruzione degli sportelli territoriali diffusi di cui vi ho parlato prima.
Insomma compagni vi ho raccontato la storia di un progetto di organizing sindacale nel contesto di una professione, che è in campo da qualche anno e che ha dato qualche risultato, ma c’è ancora tanto da fare quindi non ci possiamo né accontentare né fermare qui,
al lavoro e alla lotta.
Intervento di Benedetta Mariani, responsabile progetto farmacie Filcams CGIL ,
Congresso di Apiqa CGIL 1 marzo 2023
Tag: Apiqa, cgil, congresso, farmacisti, filcams, sindacato