28 Febbraio 2018

Riforma ENPAF, per Fiafant urgente un tavolo di confronto

Nell’ultimo mese  intorno alla necessità di andare avanti nella riforma ENPAF si sono susseguite prese di posizione, richiami, proposte, da parte di quasi tutte le componenti della rappresentanza professionale formale o associativa, con differenze sensibili nella visione e nella prospettiva.

Poche settimane fa il dott. Petrosillo , Presidente di Fenagifar , l’associazione dei giovani farmacisti, ha presentato pubblicamente una petizione articolata e apparentemente approfondita con proposte per la riforma della cassa professionale dei farmacisti. Poco dopo c’è stata una levata di scudi da parte di  ENPAF , con toni anche piuttosto alti  (leggi qui la risposta del Presidente dott. Croce). Nel frattempo anche Federfarma fa trapelare che sta lavorando a una proposta di riforma di ENPAF dal punto di vista dei propri associati, perché le pensioni dei titolari (che pagano il contributo ENPAF intero durante la vita professionale e poi hanno solo quella pensione)  sono troppo basse.

ENPAF si trincera dietro due leggi , quella del 1946 che regolamenta gli Ordini, che rende obbligatorie le casse professionali (ma in altre casse chi versa contribuzione INPS non è obbligato a contribuire anche alla cassa, è facoltativo), e quella del 2012 che obbliga questi enti previdenziali ad accantonamenti enormi per assicurarne l’ equilibrio economico di prospettiva (che intanto fa sentire quasi tutti i contribuenti vessati nel presente e senza ritorno economico nel futuro), per sottolineare come pur nella massima disponibilità dell’Ente i margini di manovra dati dalle normative vigenti siano ridottissimi.

Si dice  da più parti (anche il dott. Cossolo agli Stati Generali di Federfarma il 26 febbraio, leggi qui da Farmacista33) che sia necessario un tavolo tra tutte le rappresentanze delle diverse componenti  della professione , dove discutere le possibilità di riforma del Regolamento previdenziale tenendo conto del contesto normativo e delle problematiche diverse denunciate da titolari , dipendenti , liberi professionisti, ospedalieri, e dai giovani farmacisti già tutti molto preoccupati del loro futuro pensionistico, e ci sia la disponibilità di ENPAF  a convocarlo.  Quel tavolo è anche sempre più urgente, secondo noi, perché i problemi da risolvere sono molti e controversi e l’umore collettivo su questo tema sempre più teso, anche perché nell’attuale situazione occupazionale i non titolari soffrono di una sempre maggiore discontinuità di reddito e contributiva anche per la pensione INPS  .

Per chi versa obbligatoriamente già a INPS per il primo pilastro contributivo, a nostro avviso non ci dovrebbe essere obbligatorietà di contribuzione ENPAF oltre al contributo di solidarietà , qualunque sia l’anno di iscrizione all’Ordine. Non ci dovrebbe essere limite temporale al pagamento del solo contributo di solidarietà se disoccupati (perché con le attuali percentuali di disoccupazione succede che colleghi si debbano cancellare dalle liste dell’Ordine per non dover pagare il contributo intero, limitando così ulteriormente la loro possibilità di reinserimento lavorativo). La contribuzione ENPAF dovrebbe essere obbligatoria solo per chi non ha busta paga da dipendente, perché le prestazioni che ENPAF eroga (non solo quelle previdenziali ma anche assistenziali come la maternità, erogata in alternativa e non in integrazione a quella INPS) sono di fatto rivolte quasi interamente a quella platea, ed è vergognoso costringere i dipendenti a pagare per le prestazioni per i titolari, è una visione del mondo al rovescio . Nel caso di chi verserebbe comunque ad ENPAF i propri contributi come primo pilastro pensionistico, si potrebbe pensare a una proporzionalità al reddito (com’è nella cassa degli avvocati e come propone MNLF) anziché alla quota fissa.

Riguardo alla sanità integrativa invece  secondo noi ci sarebbe bisogno -come chiedono dallo scorso rinnovo i sindacati confederali- di inserirla solidamente  prima di tutto nel contratto nazionale delle farmacie private dove manca tuttora, magari guardando alle soluzioni trovate nel contratto degli Studi Professionali e utilizzando al meglio le possibilità e gli strumenti offerti dal contesto normativo per non sprecare risorse. I fondi sanitari collettivi contrattuali hanno piani di assistenza solidi e a fruibilità diffusa (rimborsi delle prestazioni sanitarie legate alla maternità, cure odontoiatriche, rimborsi di ticket e visite specialistiche) e non coprono solo i grandi eventi, quindi  per i non titolari danno sicuramente garanzie più ampie di assistenza, ad oggi riservate ai farmacisti che lavorano nelle municipalizzate e sono quindi iscritti per contratto a Fondo Est.

Sono talmente differenti le condizioni contributive e di reddito tra gli iscritti alla cassa professionale dei farmacisti che ogni modifica deve sì tener conto per legge dell’equilibrio delle casse dell’ente, ma per giustizia sicuramente anche delle conseguenze che comporta nelle vite delle persone. La recente previsione (dovuta alla legge di bilancio 2017 ) della possibilità del cumulo gratuito tra contributi INPS ed ENPAF versati su periodi non coincidenti per esempio , che poteva già essere un passo avanti nella maturazione dei diritti pensionistici per tutti quelli che hanno avuto carriere professionali in forme discontinue alternando periodi di libera professione a partita IVA con periodi di lavoro dipendente  (sono ormai tanti), ha invece una lacuna importante sulla cumulabilità del riscatto degli anni di laurea se non coperti da contribuzione INPS (ma non è così per medici e ingegneri, per esempio). Abbiamo già chiesto alla Filcams di fare un  approfondimento con il patronato INCA CGIL della possibilità di intraprendere vertenze su questo aspetto, per aiutare concretamente i colleghi a rivendicare il diritto .

Abbiamo deciso di fare con Filcams  nei prossimi mesi anche una campagna informativa seria e capillare sulla previdenza complementare contrattuale, perché il farmacisti dipendenti (e gli altri lavoratori delle farmacie) versando il TFR al fondo pensionistico previsto dai contratti nazionali invece che lasciarlo in azienda -cioè nella liquidità del titolare – avrebbero già oggi la possibilità di maturare un consistente vantaggio in termini di condizione economica (grazie al secondo pilastro previdenziale) al momento del pensionamento, e questo vantaggio sarà tanto più consistente quanto prima nel corso della carriera si aderisce alla previdenza integrativa , che ha anche una imposizione fiscale particolarmente vantaggiosa.    FonTe, il fondo a cui possono aderire i dipendenti di farmacia privata o parafarmacia, è un fondo a cui aderiscono centinaia di migliaia di lavoratori e anche negli anni della crisi finanziaria ha avuto rendimenti percentuali importanti, i migliori tra tutti  i fondi previdenziali, anche per chi ha optato per la forma più prudente di investimento. I lavoratori delle municipalizzate hanno invece Previambiente che ha comunque una posizione solida. Rispetto ad un fondo assicurativo privato, i fondi contrattuali chiusi hanno il vantaggio netto per il lavoratore del versamento aggiuntivo da parte del datore di lavoro, minori spese, e anche il controllo di gestione dovuto alla rappresentanza collettiva dei lavoratori nel Fondo tramite le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto che lo ha istituito.

Ci dispiace che Fenagifar non abbia neanche tenuto conto nella sua petizione dell’esistenza  della previdenza integrativa contrattuale di secondo pilastro  (vedi al punto 7, dove nega che esista già una previdenza complementare per i farmacisti e immagina di farla con ENPAF  : per i dipendenti c’è già la previdenza complementare, ed è molto conveniente per chi aderisce; per i titolari ENPAF è primo pilastro, non c’è niente di complementare), e riteniamo che questo sia un campanello d’allarme sulla parzialità delle diverse visioni, pur in buona fede, e della necessità di ascoltarle tutte  .

Un tavolo di confronto di ENPAF con le rappresentanze associative delle diverse componenti della professione è dunque anche secondo noi più che mai urgente, proprio per tentare di comporre i diversi punti di vista in un quadro organico di cui poter provare a migliorare le condizioni costruendo equilibri nuovi che garantiscano una prospettiva più serena a tutti gli iscritti all’Ordine, e l’ “approccio responsabile e consapevole” che auspica il Presidente Croce , oltre a coinvolgere tutte le rappresentanze della professione, potrebbe anche una volta giunto a sintesi chiedere collettivamente le modifiche di legge eventualmente ritenute necessarie a un assetto dell’ente previdenziale più coerente con le attuali condizioni degli iscritti e del settore.

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6 commenti

  • Caterina Martuccio says:

    sono un dirigente pubblico e pago i contributi con la riduzione dell85 % dal 1993. Dal 2004 non potrò più recuperare i contributi versati quindi devo continuo a pagare non poco, più di 700 euro l’anno senza contare la tassa annuale provinciale, solo perché ho l’ obbligo di iscrizione all’albo. È’ veramente un furto legalizzato

  • Riccardo says:

    Anche io stessa situazione, ho riscattato con Empaf gli anni di laurea nel 1984 e adesso
    non posso portarli in cumulo con Inps.

  • Maristella says:

    Buongiorno.
    Anche io nella stessa situazione.
    Nel 1986 avevo riscattato i 4 anni del corso universitario per aumentare il periodo di contribuzione, e con Inps non posso ovviamente ulterioriormente riscattarli.
    Non capisco perchè mi sia ora preclusa l’opportunità di cumulare il periodo riscattato (decisione con effetto retroattivo, cancellando un diritto acquisito), e quindi sia costretta a lavorare 4 anni in più di un altro lavoratore subordinato per arrivare alla pensione.
    Ovviamente, se a suo tempo avessi saputo che non sarebbero stati validi per l’aumento del periodo, non li avrei riscattati con Enpaf ma lo avrei fatto con Inps.
    Non mi interessa l’erogazione della pensione Enpaf, per cui attenderò i 68 anni e oltre, ma l’impossibilità di considerare il periodo anagrafico mi sembra illegittimo e pesantemente gravoso a danno dei lavoratori subordinati.
    Enpaf a richieste scritte non risponde…. e le telefoniste sono fortemente rammaricate da questa situazione sperequatoria con altri lavoratori.
    D’accordo per una calss action di illegittimità del regolamento attuato da Enpaf, ma l’associazione non titolari che fa?

    • redazioneblog says:

      Insieme alle altre associazioni professionali prova a cambiare il regolamento ENPAF andando al tavolo in cui se ne discute, e portando proposte plausibili. Lì dentro ci sono anche tanti contributi versati dai non titolari, e le modifiche del regolamento riguardano tutti, non solo chi è ora prossimo alla pensione e ha riscattato gli anni di laurea prima delle attuali regole sul cumulo tra INPS e casse professionali.
      Quel Regolamento per i non titolari ha tanti punti di criticità, non solo il cumulo.

  • M.teresa says:

    Sono nelle stesse condizioni e vorrei ci coalizzassimo per superare l’ingiustizia del riscatto pagati laurea pagato e negato

  • massimo grilli says:

    sono interessato alla questione del cumulo gratuito in particolare perché farmacista non titolare ma impiegato nell’industria farmaceutica, ero iscritto all’enpaf con cui ho riscattato gli anni di università che NON vengono riconosciuti. Sono membro attivo anche del comitato cumulo e casse professionali che il 14 p.v. terrà una propria assemblea. Un tema è proprio la sperequazione che si viene a creare tra farmacisti e altri professionisti proprio sul (mancato) utilizzo dei contributi suddetti.
    Vorrei essere tenuto aggiornato di tutte le iniziative al riguardo e dei soggetti, sindacali e non che si fanno carico di perorare questa causa. sono disponibile ad unirmi con ogni mezzo e capacità per sanare questa ingiustizia.

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